[Floydman] Tarkus

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Floydman
view post Posted on 20/5/2010, 18:58




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Emerson Lake & Palmer
TARKUS



1970: Si formano gli Emerson Lake & Palmer, Refugees di tre dei più grandi gruppi di fine anni ’60: i Nice, i King Crimson e gli Atomic Rooster.
Rei di aver smembrato, con la loro unione, tre assolute certezze della scena musicale del tempo, la stampa li odia, e i dissapori all’ interno del gruppo non tardano ad arrivare. L’ animo di Greg Lake è folk, cantautorale, intimo, quasi donovaniano, Keith Emerson è per dirla in modo punk “un trombone parruccaio ed esibizionista”: è quello che faceva ululare il pantagruelico sintetizzatore Moog, quello che bruciava le bandiere americane durante le infuocate cover di “America” di Leonard Bernstein, quello che cavalcava gli organi Hammond piantando affilati coltelli fra i tasti. Due universi opposti tenuti insieme dal diplomatico e paciere del gruppo, il batterista Carl Palmer. Fu di costui il merito di aver tenuto il gruppo unito nel 1971, quando Emerson invitò Lake a casa sua per fargli sentire un tema che aveva appena composto. Era un motivo bizzarro, atonale e ritmicamente sghembo (10/8). Lake non ne volle sapere e rifiutò di incidere quel brano col gruppo. Palmer pose fine alla diatriba e dopo poche settimane di registrazione uscì il disco con quello strano motivo: Tarkus.

La struttura del disco è quella tipica del disco Progressive, il alto A occupato da una lunga suite di 23 minuti e il lato B con canzoni sparse e di media lunghezza. La stessa compilazione la si può ritrovare in moltissimi capolavori del Progressive inglese, come “Atom Heart Mother” e “Meddle” dei Pink Floyd, “Close To the Edge” degli Yes, “Minstrel In The Gallery” dei Jethro Tull, “Mirage”dei Camel e “In The Land Of The Grey And Pink” dei caterburyani Caravan.
Tornando al disco, la suite in questione ha il titolo che da il nome al disco, Tarkus. Questo è il nome di una creatura primordiale, un pantagruelico essere dalle apocalittiche sembianze, per metà armadillo per metà bulldozer, il cui unico scopo nell’ esistenza è la distruzione e il combattimento.
La parte iniziale della suite, “Eruption” descrive la nascita del Tarkus da un enorme uovo posto ai piedi di un vulcano, portato alla luce appunto da un’ eruzione di inimmaginabile distruttività: Questa eruzione è sapientemente illustrata dalle intricatissime trame di tastiere di Emerson, che si divide fra il complesso accompagnamento di organo distorto e il pesantissimo Lead synth che, stonato e dissonante, preannunciano al mondo la nascita di una vera e propria catastrofe. Così nasce il Tarkus.
Il secondo movimento, di gran lunga più melodico e armonico del precedente brano. L’ atonalità disarmante dell’ eruzione lascia il posto ad un crudo e triste Si minore. Protagonista principale è la voce di Lake che disillusa e disgustata rinfaccia a Tarkus le sue colpe, gli rinfaccia la crudezza del suo scopo di vita, fino a porgli la domanda finale: “Non riesci a capire quanto è stupido lottare”?

In time you'll see the sign,
And realize your sin.


Ma Tarkus prosegue, incontrastato, la sua strada, e vaga per il mondo, uccidendo le altre immonde creature come lui e distruggendo tutto ciò che gli si apra davanti. Iconoclast, terzo movimento della suite, esprime proprio questo continuo errare alla ricerca di distruzione. Il tempo torna al ritmo sincopato dei 10/8 di Eruption, pur cambiando accenti e sincopi. Mass, quarta sezione, sposta la concentrazione sull’ uomo, e particolarmente sul chierico, il servo di Dio che si converte alla nuova fede venerando ciò che gli fa più paura, il Tarkus. Sottotitolo di questo brano nel libretto dell’ opera è “Non riesci a vedere l’ ipocrisia del mondo?”, significante appunto la totale ininfluenza ideologica della religione sui suoi massimi esponenti, i preti, che cambiano il proprio oggetto di culto ogniqualvolta trovano un’ entità che incute loro maggior timore. Il contributo di Lake in questa sequenza è rappresentato da un ispiratissimo assolo di chitarra che, registrata in over-dub, riesce a tessere un vero e proprio tappeto armonico. Ma la battaglia più ardua, per il Tarkus, sta per arrivare. Egli, vagando, incontra la sua più acerrima nemica, la Manticora, demoniaco essere dal corpo leonino e dalla coda di serpente. Lo strumentale Manticore rappresenta la guerra fra i due esseri (con un fantastico Moog a simbolizzare le urla di dolore delle creature), guerra che termina con la sconfitta del Tarkus che, ferito e impaurito, scappa dal campo di battaglia. La scena è rappresentata dalla sequenza “Battlefield”: Dopo al guerra non resta che un deserto di distruzione e di “non-vita”, un annichilimento della natura che si ritrae violentata dalla distruzione della macchina - Tarkus. Lake ne approfitta per rinfacciare ancora una volta a Tarkus la sua abiezione:

Clear the battlefield and let me see
All the profit from our victory.


L’ ultima parte del brano, Aquatarkus, vede il ciclopico armadillo cingolato scappare, ferito e disgustato dalla sua stessa esistenza, al di là del mare. Torna il tema iniziale il cerchio si chiude. Tarkus non tornerà mai più.

A seguire nella lista di canzoni dell’ album troviamo una facile e rilassante ballata, “Jeremy Bender”, protagonisti assoluti la voce di Greg Lake e il pianoforte Honky Tonk di Emerson, suonato con uno stile che tanto lo renderà celebre nel nostro paese per merito della sigla di un programma musicale, “Odeon”, che vedeva appunto il giovane Keith in una virtuosa interpretazione di “Honky Tonk Train Blues”.
“Bitches Crystal”, terza canzone dell’ LP, è una piacevolissima e intricata melodia di pianoforte elettrico Wurlitzer, sostenuto da una base incessante di batteria in tempo dispari. Bitches Crystal è una strega, una veggente che “sa come contorci le linee”, come conduci cioè la tua vita. Vede tutto e, come una Cassandra, tace, condannata a non essere creduta. Vede le corruzioni, gli omicidi, i crimini, i mali del mondo.
“The Only Way” è un’ altra meravigliosa canzone composta da due parti, entrambe ispirate dal genio di J.S. Bach. Nella prima Emerson riprende fedelmente il geniale compositore barocco eseguendo una sua invenzione a due voci su un grave organo liturgico. Lake canta ancora una volta l’ inaffidabilità di una religione, l’ incoerenza che porta gli uomini a immaginare come unico Dio quello che dà la vita e quello che la distrugge.

Can you believe, God makes you breathe.
Why did he lose six million Jews?


La rassegnazione scatena, nella seconda parte della canzone (Dove il tema di Bach viene ripreso da un pianoforte in chiave Jazz), un vero e proprio moto di ribellione in Greg Lake, che termina la canzone con un verso urlato e blasfemo: “Come Puoi solo obbedire?”.
La composizione è portata al suo termine da una cavalcata pianistica di Emerson supportata sapientemente dalle percussioni di Palmer, “Infinite Space”, di chiara matrice Jazz.
La penultima canzone dell’ album, di Greg Lake, riprende nel una vena cantautorale che trova predecessore in quella meravigliosa tesi poetica e pianistica che era “Take A Pebble” dal primo disco del gruppo: è la descrizione di un paesaggio metafisico, di una landa desolata, per dirla con Edgar Poe “Fuor dal tempo e sì fuor dallo spazio”: Il titolo è “A Time And A Place”

Da qualche parte una collina, dove le cose sono immobili
Solo l'acqua piovana sgorga, solo l'acqua piovana sgorga


L’ ambiguità del luogo (nella seconda strofa Lake urlerà un selvaggio “Salvami da questa terra”) rimanda ad un famosissimo brano dei Beatles, “Strawberry Fields”, in cui John Lennon, Monet della musica, dipingeva un paesaggio contemporaneamente di quiete e terrore, in cui “nulla è reale” ma che al fine di raggiungerlo era necessario esser “Trascinati giù”.
L’ ultimo brano del disco è un’ improvvisazione Rock & Roll in onore di Eddie Offord, tecnico del suono del gruppo. Il brano, scanzonato e brillante (soprattutto nel Lewisiano assolo di pianoforte di Emerson), non è altro che un giocoso Divertissement.

Voto: 4,5/5
Emanuele.

QUI i testi tradotti dell' album
QUI potete vedere "Eruption" esguita durante il Tour giapponese degli ELP.
 
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.Zio
view post Posted on 20/5/2010, 19:00




Come ho detto "di là" recensione impeccabile per un disco impeccabile!
il disco è sviscerato ed analizzato in ogni sua forma e sfumatura
ancora complimenti floyd! ;)
 
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Enrico1989
view post Posted on 20/5/2010, 19:18




Ottima recensione!

Riguardo l'album, se il lato A presenta una suite splendida, devo dire che dal lato B mi aspettavo qualcosa di più; molti pezzi non mi convincono...
 
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weieieie
view post Posted on 20/5/2010, 20:31




bellissima racensione, più che degna dell'album.

la suite è una delle cose che preferisco in assoluto nella musica, il secondo lato a me piace molto, specialmente Bitches Crystal. sicuramente se quei brani fossero stati presenti su un album a parte avrebbero fatto la loro bella figura senza essere quasi sempre bistrattati perchè non all'altezza della suite.
 
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¬Mikado.
view post Posted on 17/6/2010, 20:08




uau l'ho letta solo ora, bella recensione floyd!
 
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4 replies since 20/5/2010, 18:58   248 views
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